Il mondo messo a fuoco by Achille Varzi;

Il mondo messo a fuoco by Achille Varzi;

autore:Achille Varzi; [Varzi, A.C.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
ISBN: 9788858101568
editore: edigita
pubblicato: 2010-11-14T23:00:00+00:00


Non bastano le particelle?

Semmai possiamo domandarci per quale motivo Philonous abbia voluto chiamare in causa questa teoria per risolvere i problemi legati al cambiamento nel tempo. Più precisamente, Philonous ha introdotto il quadridimensionalismo per illustrare la sua distinzione tra ontologia e metafisica e applicarla quindi al problema del cambiamento. Ma non bastava a questo scopo la teoria su cui tanto aveva già insistito e che io stesso gli attribuisco nella parte finale della mia missiva precedente, cioè la teoria secondo cui gli oggetti materiali non sarebbero altro che aggregati di piccole particelle?

Sì e no. Sicuramente la teoria delle particelle è più che sufficiente per distinguere tra ontologia e metafisica, almeno nel modo in cui intende farlo Philonous: se entrambi pensate che i tavoli esistano, ma tu li concepisci alla stregua di oggetti tridimensionali irriducibilmente solidi e dotati di proprietà essenziali mentre lui li riduce a meri aggregati di particelle disposte-a-tavolo, allora si potrebbe già pensare che vi troviate d’accordo sul che cosa c’è e in disaccordo sul che cos’è (e tu potresti formulare le tue obiezioni in proposito già su queste basi). Non serve tirare in ballo il quadridimensionalismo.

Rispetto al problema più specifico di cui stiamo parlando, però, le cose non sono così semplici. Secondo la teoria delle particelle, quando parliamo di un tavolo stiamo semplicemente parlando di particelle disposte-a-tavolo. Poiché le particelle che in questo momento sono disposte-a-tavolo possono in un altro momento essere disposte diversamente (come nei nostri tre rompicapo), quando instauriamo un legame di identità diacronica tra ciò che chiamiamo «questo tavolo» in due circostanze diverse dovremmo a rigor di termini distinguere: come diceva Roderick Chisholm, c’è una nozione «stretta e filosofica» di identità e una nozione «ampia e popolare»26 (una «identità reale» e una «identità fittizia», se preferisci la terminologia di Hume27). Nel primo senso l’asserzione di identità è probabilmente falsa, poiché è probabile che ci si stia riferendo a due diversi agglomerati di particelle (qualcuna si è staccata; qualche altra si è aggregata). Nel secondo senso l’asserzione di identità potrebbe essere vera (ammesso che sussistano i dovuti legami di continuità e omogeneità a cui abbiamo già accennato), ma non avrebbe portata metafisica in quanto il tavolo di cui si sta parlando non è un’entità de re: non è né una particella né un aggregato di particelle. Si tratterebbe piuttosto di un’entità de dicto costituita da sequenze di entità de re diverse: sequenze di aggregati di particelle disposte-a-tavolo che in momenti successivi fanno le veci di ciò che, nelle due circostanze, chiamiamo «questo tavolo»; entia successiva – come li chiama Chisholm – la cui omogeneità interna attrae la nostra attenzione al punto da indurci a identificarne i membri attribuendo loro un’identità individuale quando in realtà abbiamo a che fare con entità differenti, un po’ come differenti sono a ben vedere i gruppi di persone che costituiscono una squadra di calcio in fasi successive della sua storia (senza che ciò ci induca a cambiare continuamente il nome della squadra) o gli agglomerati di puntini



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